Con la presentazione in Sicilia del Report sul diritto d’asilo 2023 elaborato dalla Fondazione Migrantes, sono ripartite le attività del Centro Mediterraneo Giorgio La Pira. Ben quattro le tappe interessate dall’isola, scandite dalla tematica“Liberi di scegliere se migrare o restare?”, titolo della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2023 attorno a cui sono ruotate le riflessioni portate avanti dagli ospiti. A presentare il volume tra le città, Mariacristina Molfetta, co-curatrice del Report, la quale ha portato avanti numeri e riflessioni su una serie di chiavi di lettura tra le più care allo stesso “sindaco santo” Giorgio La Pira.
Durante il suo intervento già dalla prima tappa a Siracusa, il 18 marzo, (interamente visionabile sul canale YouTube de La Voce dell’Jonio) Molfetta ha ricostruito il quadro generale sulla mobilità nel nostro Paese. La sua riflessione ha sottolineato la profonda diversità tra le diverse migrazioni, che sancisce in primis la possibilità di viaggiare liberamente per alcuni e l’impossibilità di farlo per altri a seconda della nazionalità e sulla base di criteri per nulla relativi al merito. Se in tema di libertà fondamentali chiunque avrebbe diritto a rimanere nel proprio paese d’origine, a migrare o restare nel paese di arrivo, sulla base delle politiche oggi attuate in alcune aree d’Europa e in Italia spesso questi diritti vengono a mancare.
La “teologia del Mediterraneo”
Il volume è articolato in quattro parti, ove quella conclusiva rappresenta un approfondimento legato alla teologia del Mediterraneo, che rappresenta a pieno i valori che alimentano le attività del Centro. Del resto il Mediterraneo, Grande Lago di Tiberiade nella visione di Giorgio La Pira, da cui il Centro prende il nome, dovrebbe rappresentare il luogo che favorisce gli scambi. Oggi invece rappresenta sempre più un cimitero, dove centinaia di persone che tentano di attraversarlo perdono la vita. I dati riportati nel Report sono chiari: non si tratta solo di dati rilevati dalla fondazione Migrantes, ma anche di dati aggregati già esistenti e pubblici da tempo. La particolarità del volume consiste nell’incrocio avviato tra questi dati affinché chi legge possa avere un quadro completo della reale situazione di mobilità. Molfetta puntualizza in proposito come, nonostante si tratti di una situazione sotto gli occhi di tutti, se ne comprende ben poco da parte dell’opinione pubblica. Questo perché, pur sentendone parlare di continuo, le informazioni riportate sono frammentate e sempre relative a una piccola porzione del fenomeno, il che impedisce di percepire quale sia la situazione reale.
Migranti: alcuni dati
Alla fine del 2023 erano circa 114 milioni le persone obbligate a lasciare le proprie case: una persona ogni 71 nel mondo. La maggioranza di queste persone proviene dall’Africa, dall’Asia, dall’America Latina e solo dopo dall’Europa. Una tendenza strettamente connessa a questo fenomeno è l’aumentare dei conflitti e delle spese militari, trend che è in continuo aumento da circa 10 anni. Questo delinea una scarsa capacità di mediazione nella gestione dei conflitti, conseguenza di una mancanza di strumenti di mediazione adeguati. Tra le motivazioni che costringono le persone ad emigrare, anche le persecuzioni, nei paesi in cui viene a mancare la libertà d’espressione e in cui è forte la discriminazione di genere. Ad esempio, sono 61 nel mondo i paesi in cui la gente viene perseguitata solo in quanto appartenente a una minoranza religiosa. Altra grande macroarea è quella legata alla disuguaglianza, dato lo sfruttamento di molti paesi ricchi a danno dei molti più poveri: circa il 10% dei paesi del mondo utilizza quasi l’80% delle risorse, a confronto con un misero 2% di risorse a cui la parte più povera del pianeta ha accesso. Disuguaglianza che con il passare degli anni continua ad aumentare. Sono più di 2 miliardi le persone che non hanno accesso all’acqua, ad esempio. Ancora, tra le cause di migrazione troviamo lo sfruttamento e la tratta degli schiavi: sono circa 50 milioni le persone costrette a vivere in schiavitù, di cui la metà sono donne con un grande numero bambini.
Migranti: il caso ucraino
In un quadro così strutturato è evidente che le politiche mirate a risolvere queste problematiche non siano state poi così efficaci. Durante il suo intervento, Molfetta ha riportato anche un focus sulle misure adottate dall’Europa e dall’Italia per far fronte al fenomeno. In primo luogo, c’è da sottolineare come il linguaggio politico sia effettivamente cambiato. Non si parla più né di rifugiati né di richiedenti asilo, ma si parla di trafficanti umani e di come siamo contrari a questo traffico irregolare. Sulla base di questa retorica in quanto Paese o in quanto Europa, ci si riserva il diritto di decidere chi possa o meno entrare. Tuttavia, questo si muove contro le tre convenzioni europee che garantiscono i diritti dei richiedenti asilo: la Convenzione di Ginevra, la Convenzione dei diritti umani e la Convenzione del fanciullo. Un esempio riportato da Molfetta riguarda la situazione degli immigrati ucraini. In seguito all’invasione russa, la necessità di affrontare la mobilità dei rifugiati ha offerto un'opportunità significativa per valutare l’efficacia delle politiche di accoglienza in conformità con le convenzioni internazionali. Per garantire la protezione degli ucraini in fuga dalla guerra sono state adottate, ad esempio, misure speciali che hanno garantito loro accesso immediato a un permesso di soggiorno speciale. Questo ha permesso loro di stabilirsi in Italia e in altri paesi europei, con la libertà di spostarsi all'interno dell'Unione Europea per trovare opportunità di integrazione.
L’importanza dei diritti fondamentali
Questa situazione privilegiata, sebbene non sia la norma per molti altri rifugiati provenienti da conflitti in altre parti del mondo, ha dimostrato l'importanza di garantire la sicurezza del permesso di soggiorno. Sia per quanto riguarda l'integrazione sociale, che quella economica. I dati mostrano, infatti, che un’alta percentuale di rifugiati ucraini è riuscita a trovare lavoro autonomo e a stabilirsi in abitazioni permanenti in un tempo relativamente breve. Risultati che superano la media per altri gruppi di migranti. Questo esempio evidenzia l’importanza di adottare politiche di accoglienza efficaci e rispettose dei diritti umani. Offrire certezze legali e opportunità di integrazione ai richiedenti asilo non solo favorisce il loro benessere. Ma può anche portare benefici tangibili alla società ospitante. Tuttavia, per garantire un impatto duraturo, è essenziale che tali politiche siano sostenute da investimenti adeguati in servizi di accoglienza, istruzione linguistica e supporto all'integrazione sociale ed economica.