Possiede una vocazione storica il Mediterraneo nella visione di Giorgio La Pira, il “sindaco santo”, e dell'amico Enrico Mattei. Una chiave di volta, un punto nevralgico per il raggiungimento di quella pace da essi tanto sognata. Un tratto di mare tanto caro a La Pira che, come abbiamo ricordato, chiamava Grande Lago di Tiberiade quel luogo testimone di miracoli. Un luogo che ha visto nascere e diffondere quella dottrina di pace nella chiave della carità e della condivisione. Uno spazio cardine per il consolidamento di quell’amicizia, quell’alleanza tra Dio e gli uomini antica come il mondo e guidata da una forza che sta al di sopra di ogni cosa: l’amore.
Analogamente, il Mediterraneo è mare delle genti, luogo di incontro di popoli e culture, testimone dell’affermarsi delle più importanti civiltà millenarie, ricco di significati e rimandi storici. Non solo, ma il Mediterraneo è stato anche luogo di incontro fra le tre grandi religioni monoteiste (ebraismo, cristianesimo e islamismo). Per questo va tutelato e valorizzato, perché racchiude in sé lo spazio vitale di queste religioni e per la diffusione dei valori di cui esse si fanno portatrici. Valori che costituiscono le fondamenta della civiltà che La Pira definì la civiltà universale e che quindi racchiudono il destino del mondo intero.
Un desiderio di pace guidava La Pira nelle sue azioni: fu proprio per questo che promosse i Colloqui Mediterranei, allo scopo di ricercare le radici culturali comuni proprio tra i popoli del Mediterraneo stesso. Incontri diplomatici nati al fine creare dialogo tra i rappresentati di queste nazioni e perseguire una conoscenza reciproca in grado di mettere fine ai pregiudizi. Un passaggio fondamentale per raggiungere l’unità e la pace tra i popoli. Iniziativa, la sua, appoggiata e condivisa dal grande amico Enrico Mattei, presidente dell’Eni morto in un tragico incidente aereo dalle cause misteriose. Un grande supporto tecnico ai Colloqui il suo, per i quali si impegnò in primo piano per offrire un nuovo panorama alla “nuova storia dei popoli e delle nazioni del Mediterraneo e di tutta la Terra”.
Egli offrì una nuova visione politica all’Italia, sia dal punto di vista economico che dei rapporti internazionali. Si impegnò per costruire un nuovo sistema basato su accordi diretti tra produttori e consumatori di petrolio per porre fine al “monopolio americano”. Nella sua visione c’era l’idea di sfruttare il potenziale della sponda sud del Mediterraneo per una crescita economica generale. Insistette affinché le popolazioni africane e mediorientali si ribellassero alla povertà, per poter dare così il proprio contributo al benessere mondiale. Una pace autentica, non intesa come semplice assenza di guerra, ma come l’abbattimento di quelle radici portatrici di conflitti. Una pace che va oltre la visione del presente, ma che guarda anche al futuro abbattendo le barriere della disuguaglianza, della povertà e dell’ignoranza.
Una visione che oggi la nuova premier, Giorgia Meloni, teorizza di condividere attraverso la proposta di un “piano Mattei”. Un “modello virtuoso” di collaborazione tra l’Europa e le nazioni africane per creare una rete che consenta di sfruttare le potenzialità di questi territori mediterranei. Modello che al momento resta ancora una semplice proposta. Che però potrebbe costituire in futuro la base per portare avanti il sogno che Mattei e La Pira condividevano. Quell’armonia tra le genti, quella pace di cui le nazioni mediterranee possano farsi carico. Ma siamo ancora lontani dalla realizzazione di questa utopica realtà.
Oggi nelle acque del Mediterraneo si consumano tragedie che lo rendono, tragicamente, "mare mortuum". E così come nella storia ha sempre rappresentato un luogo di connessione, oggi si presenta a noi come “deserto” arido e cimitero. Testimone di drammi, vite spezzate e uomini abbandonati a un destino cui non possono far altro che arrendersi vedendo naufragare vite e speranze. È compito nostro renderli padroni di questo destino, allungare la mano e lasciarci guidare dalla forza di quell’amore che per chi ha il dono della Fede, ci unisce a Dio e che ci rende, di fronte a Lui, tutti sullo stesso livello. Perché, “è proprio lì, nel luogo dell’aridità – ci ricorda Papa Francesco – dove quasi non c’è vita, che si rivela la gloria del Signore, che cambia il deserto in un lago, la terra arida in sorgenti d’acqua”.
Mario Agostino e Mariachiara Caccamo