Un'altra pietra miliare per la memoria di quel mistico carismatico prestato alla politica che, a distanza di anni, continua a far parlare di sé non solo per la sua visione di Pace per il Mediterraneo, ma anche per la sua clamorosamente attuale attivià profetica internazionale: Giorgio La Pira. Pensatore fuori dagli schemi, promotore di temi che tutt’oggi sono di grande attualità, in suo onore è stata presentata lo scorso 12 dicembre fa nella Sala capitolare di Santa Maria sopra Minerva del Senato, a Roma (qui il video integrale disponibile) un’opera a lui interamente dedicata: “Giorgio La Pira: i capitoli di una vita”. Una biografia sistematica, a cura della Fondazione di Firenze a lui intitolata, che ripercorre nel dettaglio la sua vita, rivelando anche aspetti inediti. Un’opera omnia che sottolinea il suo impegno e la sua concezione, ma che rivela anche dettagli nuovi sulla sua figura spesso trascurati, come gli stessi tratti marcatamente isolani nella formazione giovanile.
La presentazione del volume (in tre tomi, edito dalla Fup) è stata introdotta dal senatore Graziano Del Rio, che ha fatto "gli onori di casa". Quindi dalla presidente della Fondazione La Pira, Patrizia Giunti. Entrambi si sono soffermati sull'«attualità di Giorgio La Pira». Successivamente ha preso la parola il Segretario di Stato della Santa Sede, il card. Pietro Parolin. Dopo di lui l'ex premier italiano, il prof. Romano Prodi, e il prof. Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant'Egidio.
Già sindaco di Firenze dal 1951 al 1964, La Pira si conferma dai contenuti del volume, rispetto alla sua epoca, un uomo dallo sguardo oltremodo lungimirante e spesso incompreso, che ha segnato la storia italiana e non solo tramite il suo impegno certosino di tessitura di pacificazione. Un uomo di corporatura esile ma di grande fede e pellegrino di Pace, che per lui non era semplice assenza di guerra, ma un dono di Dio che va coltivato e vissuto in pienezza. “Il richiamo all'apertura al Signore e la disponibilità a collaborare con questo suo dono: questo è il messaggio profetico che La Pira oggi ripeterebbe al mondo e che già a suo tempo fece” - sono le recenti parole del cardinale Parolin a Vatican News.
Tra i pilastri della visione lapiriana, sicuramente il dialogo tra le parti, la ricerca di un senso comune che possa avvicinare i responsabili delle nazioni e tutti coloro che hanno a cuore la pace. Un dialogo interreligioso, in particolare tra le tre grandi religioni monoteiste (Ebraismo, Cristianesimo e Islamismo), fondamentale per la pacificazione del Mediterraneo e di conseguenza del mondo. Ma anche un dialogo politico, che però non vede nell’altro un nemico. Al più, un avversario con cui scendere al tavolo delle trattative per individuare una soluzione pacifica al conflitto. L’impegno da prendere è sempre e comunque quello di “abbattere muri e costruire ponti”.
Anche la sua visione politica era da considerarsi rivoluzionaria e innovativa. Nella sua idea, un’attività orientata unicamente a servizio del bene comune. Una politica, la sua, che non si allontanava mai da profonda e intrinseca religiosità. Aperta sempre all’ascolto e al dialogo che non collideva mai con la religiosità altrui, ma che anzi convergeva con essa. Nel quadro attuale, la sua concezione politica è quanto mai significativa. Oggi assistiamo spesso a una separazione netta tra politica e cultura: egli si faceva invece portatore di una politica che si realizza attraverso la cultura stessa.
Il suo metodo di lavoro consisteva nella lettura costante di una storiografia del profondo, in nome di una "visione cristocentrica della storia", una chiave interpretativa dei fatti storici che guida l’azione. Compito del cristiano, secondo La Pira, è quello leggere la storia umana nella prospettiva della storia sacra. “Il fiume storico della storia avanza irreversibilmente, anche se attraverso anse dolorose, verso la foce della pace, unità e promozione dei popoli. Questo è il punto assiomatico, la stella polare che deve orientare la politica degli stati in questa fase finale (atomica, spaziale, ecologica, demografica) del mondo”. Una diplomazia parallela, la sua, guidata dalla fede e dalla visione da statista che lo rese, da semplice sindaco di Firenze, un leader di respiro mondiale sempre troppo poco conosciuto.
Nello scenario odierno segnato dal conflitto in Ucraina, non possiamo non chiederci quale ruolo e quale posizione avrebbe assunto La Pira. “Andrebbe a piedi fino a Mosca – ha affermato in Senato l’ex premier italiano Romano Prodi – ma passerebbe prima da Pechino e Washington per vedere come stanno le cose”. Questo perché, oltre ad essere un idealista, è sempre stato anche molto realista. Sicuramente, come già sottolineato in precedenza, si sarebbe fatto promotore di dialogo tra le parti, come avvenne per il conflitto in Vietnam. Un dialogo che unisce, orientato nel trovare un compromesso che conti delle esigenze di entrambi e dove nessuno prevalga sull’altro.
Una certezza è che non avrebbe mai acconsentito all’invio di armi. Ma non si sarebbe mai tirato indietro nell’inviare aiuti umanitari. Anche in questo caso, il conflitto in Vietnam è un ottimo parallelismo. L’aiuto che La Pira ha offerto al Vietnam non ha mai avuto a che fare con le armi, nonostante il suo evidentemente parteggiamento per la parte offesa, ma con la solidarietà. In quanto presidente della Federazione mondiale di città unite, si preoccupò di avviare dei gemellaggi che unissero le città europee, statunitensi e vietnamite. Questi legami tra le città avrebbero costituito le fondamenta per unire anche le nazioni. Ancora una volta, la sua politica innovativa traccia un percorso attuale, che anticipa tanto rispetto al suo tempo e da cui non possiamo far altro che prendere esempio.
Mario Agostino