Giorgio La Pira "era troppo in anticipo per essere compreso nel suo tempo. Oggi invece abbiamo gli strumenti per decifrare la sua modernità, a cominciare dall'energia spesa per il dialogo interreligioso tra le grandi fedi monoteiste unite dalla Bibbia e dalla fratellanza di Abramo e radicate nel Mediterraneo. Il Papa nel 2019 torna sul tema con il documento di Abu Dhabi ma negli anni Cinquanta questa esigenza non era avvertita come prioritaria. La Pira sognava di 'abbattere i muri e costruire i ponti', un'espressione che lo riassume in pieno e che lui formula al Cairo durante la visita a Nasser. Il Novecento si chiude con la caduta del Muro di Berlino, ecco l'intuizione di La Pira che si realizza. La sua missione era la costruzione del bene, era uomo di grande consapevolezza culturale con una postura piegata sulla storia, usando una formula di Aldo Moro che tanto apprezzo era 'chino sull'ascolto', aveva la capacità di dare attenzione agli altri".
E' un estratto dell'ampia intervista rilasciata a Repubblica da Patrizia Giunti (cliccando qui disponibile), presidente della Fondazione Giorgio La Pira, sede dell'archivio documentario e fotografico e centro produttore di studi e ricerche legate a La Pira, 45 anni dopo la sua scomparsa. Tra i temi dibattuti ovviamente la pace, il lavoro, la giustizia sociale, la necessità di dare un alloggio a chi non lo avesse, ma soprattutto ancora una volta la visioen lungimirante di un mistico per vocazione e statista per abnegazione.